Guro Håkensen, pittrice norvegese, nasce ad Oslo nel 1969. Le sue origini portano alle indomite isole di Lofoten e la selvatica natura del Nord.
La tecnica applicata nei suoi lavori rispecchia la semplicità e la trasparenza della sua cultura. Nelle opere realizzate prevale la tecnica mista, pochi i colori, spesso anche sfumati, e spesso riducibili ad uno solo. I materiali utilizzati sono naturali e grezzi, come la juta, la sabbia, il cartone, lo stucco ed il carboncino.
La figura rappresentata, quasi sempre femminile, è fortemente sensuale, ma dolce, ed esprime una grande forza interiore.
Ha presentato diverse mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
Da una decina di anni l’artista vive in Italia, in Liguria, nella verde cittadina di Garlenda.
La ricerca stilistica di Guro Håkesen è particolarmente centrata sui ritratti femminili, con l’uso di colori molto materici, terragni, qui la figura è inserita in un paesaggio, marino ovviamente, di spalle, guarda l’orizzonte, non è protagonista in primo piano come spesso nei lavori di Håkesen, ma è una parte del tutto, ci invoglia col suo sguardo a immergerci nel mare, a chiederci quali siano i pensieri che questo mare ispira.
Alfredo Sgarlato
ACCADDE
Accadde d’estate, tra aria sospesa
senza tempo e luna complice,
labbra schiuse, respiro affannoso,
sguardo rapito, tra riflessi ambrati,
a fissare grandi distese sonnecchianti,
goccioline di lacrime, fuggenti,
tra piccole rughe troppo giovani,
ad annaffiare pensieri ebbri di dubbi
e smarrite certezze,
senza spiegare, senza incolpare,
cercando inutili perché,
tra riverberi severi di torri antiche,
erette e fiere,
indugianti su piccole capricciose
creste di verità,
finalmente mie,
tra iridescenze lunari,
ad arare tenebre arrese.
Accadde all'improvviso,
frescura inaspettata,
nugoli di cristalli e salsedine sul viso,
bastò un attimo ad aprire l'anima,
l’orizzonte a restituire lampi di vita
tra saltelli di gioia
e brama ritrovata,
sfidando il tempo perduto,
accadde che il mio mare
ancora una volta facesse il miracolo,
mi arresi a quel brivido,
pronta a rinascere,
pronta ad abbandonarmi
all'estasi impronunciabile
della parola felicità.
Francesco Pellicanò